L’altra faccia dell’immigrazione. Intervista all’europarlamentare Pietro Bartolo 

Pietro Bartolo medico a Lampedusa.

A certe persone non importa se è giorno o notte. Se fa freddo o la temperatura è mite, se il giorno comincia con il piede giusto o con quello sbagliato, se sia l’ora di pranzo o di cena. Forse non è importante neanche dove si trovano: sono nati con una missione, alimentata dal fuoco vivo della passione, giorno dopo giorno. Rompono gli schemi e si mettono al servizio di un ideale che per loro vale la vita. Prima come medico a Lampedusa, poi come deputato eletto al Parlamento Europeo, Pietro Bartolo sta portando a termine la sua missione: riscrivere la storia dell’immigrazione.

Per ricordarci che siamo tutti essere umani. 

Lampedusa, i pescatori e la legge del mare 

Pietro Bartolo è medico, europarlamentare e pescatore. Nei rari momenti liberi ama ancora solcare le acque di Lampedusa per pescare. Da quello stesso mare per anni ha portato a riva tanti essere umani, vivi e morti. La volontà di fare la propria parte ha sempre prevalso sullo scoraggiamento legittimo di chi con pochi mezzi e strumenti ha gestito una situazione che attende una risposta internazionale ormai da troppo tempo. 

Dal 1992 al 2019, Bartolo ha prestato aiuto ai migranti che raggiungevano Lampedusa. Mi ha raccontato come la legge del mare ha forgiato il suo spirito: “Sono figlio di pescatori, come molti altri lampedusani. Chi vive il mare non ha dubbi: se c’è qualcuno in pericolo, deve essere aiutato. Senza esitazioni”

La riforma del Regolamento di Dublino, all’insegna della solidarietà 

1998. È l’anno dell’avvio della carriera politica di Bartolo, fra alcune cariche istituzionali a Lampedusa e Linosa e al comune delle Pelagie. 

Animato dall’insegnamento del mare, sogna un’Europa solidale e accogliente, che non criminalizzi ONG e tutti coloro, pescatori compresi, che rischiano di commettere un reato perché prestano soccorso in mare.   

Nel 2019, Bartolo diventa parlamentare europeo, a cui accede da candidato con la lista unitaria del centrosinistra Partito Democratico – Siamo Europei. Nell’istituzione aderisce al Gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D). Fra le altre cariche, diviene vicepresidente della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo (LIBE).

Le commissioni riflettono il peso dei gruppi politici eletti: sono il cuore pulsante del Parlamento e preparano le proposte legislative da votare in plenaria. La LIBE, fra le più importanti, è deputata ai temi dell’antidiscriminazione. Per seguire l’andamento dei lavori, i gruppi politici nominano dei relatori ombra: per l’S&D, è Pietro Bartolo. 

Il medico di Lampedusa comincia a lavorare per riformare il Regolamento di Dublino, il trattato che investe della responsabilità di identificare ed elaborare la domanda di asilo il primo Paese a cui approda il migrante quando arriva in Europa. Un meccanismo che causa un corto circuito nei Paesi più esposti alle rotte migratorie – quali Italia, Spagna e Grecia – quando i flussi sono più intensi. Qualcosa potrebbe però cambiare grazie al lavoro della Commissione LIBE, che a fine marzo ha approvato la Proposta di Regolamento Asilo e Migrazione, dopo due anni di lavoro:

“Siamo riusciti a introdurre il principio di solidarietà, finora estraneo alla normativa europea. Scatta quando uno Stato si trova sotto pressione migratoria, definita in base agli arrivi dei migranti e alla loro frequenza, alle ricerche e ai soccorsi in mare. A identificare le nazioni sotto pressione, con stime e previsioni a un anno di distanza, sono le relazioni degli Stati membri e le agenzie europee come EASO (Agenzia dell’Unione Europea per l’Asilo) e Frontex (Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera). Raggiunta la soglia, entra in gioco il meccanismo di solidarietà obbligatorio, che chiama in causa gli altri Paesi: l’80% delle persone verranno ricollocate nell’UE, mentre un contributo del 20% degli Stati membri incrementerà la capacità di building. Quest’ultima riguarda aiuti economici, di personale e di attrezzature”

Come saranno ricollocate l’80% delle persone?

“In base ai legami significativi con un Paese europeo. Non solo per i familiari, ma anche per altri requisiti: ad esempio, il possesso del diploma, del visto o di un lavoro. Le nazioni sotto pressione migratoria trasferiscono queste persone agli Stati identificati, che diventano responsabili dell’accoglienza come se fossero il primo Paese d’ingresso nell’Unione Europea. È una svolta totale rispetto al passato: la solidarietà chiama ciascun Paese a fare la propria parte, alleggerendo le responsabilità di coloro più esposti alle rotte migratorie. Il criterio dello “Stato di primo ingresso”, che ispira oggi il Regolamento di Dublino, resta come parametro residuale, valido solo nel caso in cui siano assenti legami significativi con un territorio.” 

Pietro Bartolo.
Pietro Bartolo. Foto di BBC.

La destra italiana ha chiesto, a gran voce e legittimamente, che l’Europa rispondesse compatta alla gestione di un tema così complesso e delicato. Non fa strano però sapere che due esponenti eletti a destra nel Parlamento europeo abbiano votato contro l’approvazione del nuovo regolamento: “Per il Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti (ECR), di cui fa parte anche Fratelli d’Italia, il relatore ombra era un italiano. Stesso discorso per il Gruppo Identità e Democrazia (ID), di cui fa parte la Lega. Entrambi hanno votato contro: prima chiedono aiuto poi, quando hanno la possibilità di cambiare qualcosa, si schierano contro il cambiamento da loro auspicato”. Chissà come andrebbe se l’immigrazione non fosse un capo espiatorio secondo necessità. 

La Proposta di Regolamento Asilo e Migrazione non ha però concluso il suo iter legislativo. Adesso è atteso alla prova del Trilogo, l’incontro che vede coinvolti rappresentanti del Parlamento Europeo, del Consiglio dell’Unione Europea e della Commissione Europea:

“Sicuramente ci saranno problemi da parte del Consiglio, perché formato da rappresentanti e dai Ministri degli interni dei Paesi dell’Unione. In quest’organo ci sono anche gli esponenti degli Stati del Gruppo Visegrád – Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria – contrari a gestire l’accoglienza dei migranti secondo il principio di solidarietà.

Probabilmente dovremo scendere a compromessi e qualcosa nella Proposta potrebbe cambiare. Ma trovare una soluzione a questo problema dovrebbe essere nell’interesse di tutti: conto su un’ampia collaborazione. Costruire muri con filo spinato alle frontiere e stringere accordi con Paesi terzi come Turchia, Libia o confinanti non ci porterà da nessuna parte. Le persone che scappano da guerre, terremoti, miseria e fame non possono essere fermate con il contrasto: vanno salvate dalle mani dei trafficanti di esseri umani, accolte con canali regolari e corridoi umanitari. Ricordiamoci che è stato proprio l’uomo occidentale, nel corso della Storia, a creare le condizioni per le migrazioni odierne: adesso non possiamo girarci dall’altra parte”

Abbiamo tutti delle responsabilità. Sinistra compresa  

Di questa notizia così importante non ha parlato né scritto quasi nessuno. Online quasi non c’è traccia, offline va forse anche peggio. Va bene che nel mainstream radio, giornali e tv trattano spesso gli stessi argomenti; va bene (si fa per dire) che nel caso dell’immigrazione lo fanno sempre nel medesimo modo, coprendo le notizie quando ci sono delle tragedie o episodi che fanno rumore; va bene che il Regolamento della Commissione LIBE deve concludere l’iter legislativo per avere forza di Legge, ma certe notizie dovrebbero trovare un posto nelle agende mediatiche. E di rilievo. Chiedo a Bartolo cosa ne pensa del disinteresse dei media italiani: “Anche se dovrebbero essere sopra le parti, in Italia i giornalisti fanno politica. Quelli di destra non ne parlano perché non hanno interesse a farlo; quelli di sinistra, non ne hanno il coraggio. Se fosse stato il contrario, da destra avrebbero decantato un mondo nuovo e bellissimo

Ad aprile 2017, furono anche i giornalisti di destra ad applaudire il decreto Minniti-Orlando, approvato dal Governo di centrosinistra guidato da Gentiloni. Blindato dalla fiducia sul provvedimento, le opposizioni non poterono proporre alcun emendamento per modificarlo. Causò lo scontento di molte associazioni che in prima fila si battevano – e lo fanno tutt’oggi – per assicurare un’accoglienza degna a ciascun immigrato. Fra gli altri elementi, suscitò un’accesa polemica l’ampliamento dei Centri permanenti per il rimpatrio (Cpr, ex Cie), come se il governo di allora preferisse la condizione dell’espulsione a quella dell’integrazione.  

A proposito di Minniti, porta la firma dell’allora Ministro dell’Interno anche il memorandum con la Libia. Stipulato nel febbraio 2017 per limitare gli arrivi dal Nordafrica, il governo libico si impegnava ad aumentare presidi e controlli sulle coste, mentre l’Italia doveva formare la Guardia Costiera libica, fornendole mezzi e fondi. “La cosa che mi ha più disgustato” – confessa Bartolo a proposito del memorandum – “è stato sentire gli esponenti del governo sciacquarsi la bocca per aver bloccato il 50% degli arrivi. Non hanno mai detto, però, che fine hanno fatto le persone che non sono mai partite. Imprigionate nei lager, hanno subìto violenze e torture; in alcuni casi sono morte”. Il Governo Meloni ha rinnovato l’accordo con la Libia fino al 2026.

Pietro Bartolo, europarlamentare. Foto di Europa Today.

Secondo la Convenzione di Ginevra e alcune sentenze della Corte Europea dei diritti dell’uomo, la Libia non è un “porto sicuro” per i richiedenti asilo. Le organizzazioni umanitarie hanno già ampiamente documentato le condizioni disumane delle persone nei lager, confermate da coloro che sono partiti e arrivati in Europa: “Secondo gli accordi internazionali, il principio del non respingimento è sacro. Abbiamo violato le nostre stesse norme: dovevamo essere condannati, invece di vantarci per aver diminuito gli arrivi del 50%”.  

Una criminalizzazione degli ultimi che ha il suo peccato originale con la Bossi-Fini del 2002 e che oggi trova continuità nella narrazione di tutti quegli esponenti del Governo Meloni che talvolta tratteggiano il fenomeno dell’immigrazione come un’invasione: “Il governo ha parlato di voler difendere i confini con un blocco navale, che è una vera e propria azione militare. È vergognoso esprimersi in questi termini, sembra sia in atto un’invasione. Non siamo in guerra con nessuno: dobbiamo controllare le frontiere in modo normale e identificare chi arriva. In Italia non possiamo considerare l’arrivo di 100-200mila persone l’anno come un attacco, perché non lo è”.

Bartolo ha le idee chiare su questa rappresentazione tossica del fenomeno migratorio: “Nel nostro Paese e non solo abbiamo ascoltato dichiarazioni sconcertanti, che hanno scaricato su chi scappa la responsabilità delle morti in mare, sui padri la colpa della morte dei figli. Mentre loro scappano dall’inferno, non scordiamoci che gli italiani che risiedono all’estero, migranti di seconda e terza generazione, sono 70 milioni. E noi siamo espatriati per motivi economici”.  

“Ciò che faccio è giusto?” 

“Sì.” Ho risposto io senza esitazione alla domanda che Bartolo ha posto a sé stesso ad alta voce. “Non sai quante volte me lo sono chiesto e continuo ancora a farlo”, mi ha confidato. 

Anni e anni spesi ad aiutare il prossimo richiedono una forza interiore che neanche so immaginare. Penso di comprendere meglio lo sconforto che comunque già ora mi assale quando leggo certe notizie pur non essendo mai stato in prima linea con i soccorritori.  

Nei momenti di scoraggiamento i ruoli si sono invertiti e a tendere una mano a Bartolo ci hanno pensato attori, registi, artisti e scrittori: “Personalmente devo tanto alla cultura. Ho lavorato per 30 anni coi migranti a Lampedusa e all’inizio ho sofferto molto perché non riuscivo a far capire agli altri quello che vedevo ogni giorno. Poi ho capito che il mondo della cultura poteva darmi voce. Così ho fatto alcune scelte per cercare di comunicare meglio ciò che stava accadendo, ad esempio attraverso il cinema. Ho convinto il regista Gianfranco Rosi a girare “Fuocoammare”, che ha vinto l’Orso d’Oro a Berlino e ha partecipato agli Oscar. In questi palcoscenici io non c’entravo nulla, mi interessava solo che il nostro messaggio arrivasse”

Pietro Bartolo, ritratto. Foto di La Voce di New York.

Io sono fra chi ha conosciuto Pietro Bartolo grazie al film “Fuocoammare”. Ma la sua opera di sensibilizzazione sull’immigrazione non finisce qui: “Mi sono messo a scrivere libri: Lacrime di sale, Le stelle di Lampedusa… Non era nella mia agenda di vita diventare attore o scrittore, l’ho fatto per l’esigenza di raccontare quello che vedevo con i miei occhi. Ho anche fatto un altro film, “Nour”, con Sergio Castellitto, e alcune mostre fotografiche e musicali insieme a Vinicio Capossela. Ma quando i miei nipotini mi chiederanno cosa ho fatto per evitare tutte queste morti, cosa devo raccontare? Che ho fatto dei film, che ho scritto dei libri, che sono diventato un europarlamentare? O devo dirgli che sono stato un incapace, perché non ho saputo dare quelle risposte che l’umanità vuole? Dobbiamo cambiare le cose insieme e affrontare il fenomeno migratorio con intelligenza e umanità. Sono il rispetto dei diritti umani, delle persone, dello Stato di diritto, l’accoglienza, la solidarietà e l’amore i valori che danno senso alla nostra vita. Aiutare le persone in difficoltà non è una facoltà: è un dovere, una responsabilità.” 

Ci sono sempre meno punti di riferimento al mondo capaci di creare coesione in nome di un ideale o di un’utopia. Pietro Bartolo è uno dei pochi: con il suo esempio contribuisce a spostare il mondo nella direzione che in molti vorremmo. Dopo anni spesi a prestare i primi soccorsi a Lampedusa, ha deciso di provare a fare la propria parte al Parlamento Europeo, dove si decide sull’accoglienza e sul futuro di migliaia di persone. Se puoi sognarlo, puoi farlo: il Regolamento approvato dalla Commissione LIBE potrebbe finalmente riscrivere la storia contemporanea di uno dei fenomeni più antichi del mondo. Per un’Europa finalmente solidale e accogliente, come insegna la legge del mare. 


Pietro Bartolo ha rilasciato l’intervista nell’ambito di un evento sull’immigrazione organizzato dal Partito Democratico di Rignano sull’Arno, nella sala parrocchiale del paese.