Firenze anni Ottanta: racconti di un’epoca leggendaria che r-esiste

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Negli anni Ottanta Firenze si scalmanava mentre mezza Europa la stava a guardare. Intervista a Bruno Casini, instancabile testimone e protagonista della Firenze culturale di oggi e di quella del Rinascimento Rock, che ha vissuto in pieno.

Da oltre quarant’anni Bruno Casini lavora coltivando la sua passione per la musica e la dimensione culturale fiorentina e toscana. «Ho fatto il deejay, l’organizzatore di concerti, il discografico indipendente, il creativo, il redattore di riviste patinate, il servizio d’ordine per grandi eventi musicali, lo scrittore, il fotografo, il designer, l’insegnante di Lettere»

Il suo è un background anni Settanta hippie: «Ho trascorso quattro mesi in Afghanistan, tre mesi in Marocco, poi Tunisia, Algeria…»; nel ’76 Bruno è a Londra, dove abbandona la cultura hippie per quella punk e infine si laurea in Storia del cinema con Pio Baldelli con una tesi sul cinema underground dell’Italia anni Settanta. Tornato a Firenze, Casini pone una pietra miliare nella Firenze del Risorgimento Rock, aprendo un locale che farà la storia di quell’epoca. «Il 3 marzo 1977 è stata una data che ha segnato il tempo: abbiamo aperto il Banana Moon in Borgo degli Albizi. Uno spazio dove è passato tutto: i primi set di Franco Battiato, Claudio Rocchi, Ivan Cattaneo, Gaznevada, Neon, Take Four Doses, Cafè Caracas con Raf al basso, Ghigo Renzulli alla chitarra poi diventato Litfiba, Renzo Franchi alla batteria… Tutta la scena del teatro gay con Mario Mieli, Alfredo Cohen, il Collettivo Trousse Merletti e Giarrettiere con una giovane Platinette, poi rassegne di cinema underground e tanto jazz: Maccianti, Nicola Vermuccio, Daniele Trambusti. La notte si fa movimentata, arrivano gli Skiantos da Bologna con lancio di verdure sul pubblico, si balla con Bob Marley, Rod Stewart, Sex Pistols, Cabaret Voltaire, tramonta lo scenario freak e arriva il rock club, cambia anche il pubblico, largo alla decadenza un po’ berlinese…»

Bruno Casini in una foto di Dino Ignani

Tutto era al Banana Moon: uno spazio dove la formula era, per la prima volta, quella di circolo privato con tessera, spettacolo e poi musica fino a tardissima notte: «Prima edizione rossa frikkettona con cuscini per terra, la seconda “cesso metropolitano newyorkese” con piastrelle bianche alle pareti, super dark e punk… Lì è iniziata la fase più rock ’n’roll, afterpunk, elettrica del Banana Moon, cambiando anche il panorama d’utenza e frequentazione. Sembrava di stare dentro una striscia di fumetti, tipo Freak Brothers, si assisteva al passaggio tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, dal profondo “impegno politico” alla superficie, dalla critica alla leggerezza, dall’eskimo alle scarpe da ginnastica, dal pub al club. Il Banana Moon rappresentò lo stimolo per tutto quello che doveva seguire, fu il bypass verso la cultura rock a Firenze, uno di quei territori di vita scomodi, ma profondamente produttivi e intelligenti». 

Poi c’erano: il Tenax, i concerti allo Space Electronic, la videoarte. Patti Smith al Franchi con 60mila persone, la moda celebrata/spudorata di Pitti Trend, il grande jazz del Salt Peanuts, la nascita del Rock Contest, l’Underground new wave/punk/postpunk della Rokkoteca Brighton, che visse due sole stagioni, ma molto intense… Secondo un autorevole articolo del Sole24Ore negli anni Ottanta Firenze fatturava l’80% a livello nazionale di materiale indipendente. «C’erano l’I.R.A. Records, la Contemporecords, la KinderGarten Records e ho diretto per quasi 10 anni l’appuntamento annuale con l’Indipendent Music Meeting, che riuniva labels italiane e straniere» E l’esplosione della moda creativa: «Su tutti, penso al collettivo “Che fine ha fatto Baby Jane?” attivo in Italia e all’estero: faceva moda dalle collezioni pazzissime mischiando fantascienza, anni Settanta, funghetti, plastica, minigonne, autorizzazione della cultura trash, dark room, sesso sdoganato… Il finimondo!».

Dopo l’esperienza del Banana Moon, Casini ricorda il suo Casablanca: «Per due anni e mezzo ho poi programmato questo spazio all’SMS di Rifredi, storica Casa del Popolo, gestito da Controradio e Centofiori: il primo concerto è stato di un giovanissimo Johnson Righeira, quello di Vamos a la Playa, con cravatte rosa illuminate al neon (pare che la prima esecuzione di Vamos a la Playa sia avvenuta proprio lì, al Casablanca di Rifredi!). Casablanca era: veranda utilizzata come spaziopostmoderno per performance, con videobar, monitor, dj set e lo spazio del teatro destinato ai grandi concerti. Per due anni accadde di tutto: rock italiano, jazz fiorentino e internazionale, teatro e performance, gay cabaret, cinema. Dopo un paio di anni d’attività la Casa del Popolo ha deciso che c’era troppo caos, quindi è tornata al teatro».

Poi, il Manila: «Così mi sono spostato al Manila di Campi Bisenzio, discoteca capace di contenere più di mille persone, la gestiva Rodolfo Banchelli, ballerino, attore e cantante con all’attivo molti premi di rock ’n’roll acrobatico e collaborazioni con Dario Fo. Al Manila resto quasi 5 anni, programmo i Sound, Spandau Ballet, i PolyRock, Johnny Thunders, Gaznevada, tanta roba italiana i Neon, Litfiba i Diaframma… Nell’87 mi sposto al Tenax, fino al ’91. Chiudo con il Tenax, con la mitica festa di Jean Paul Gautier organizzata insieme a Pitti Immagine, ultima cosa che ho organizzato nel clubbing fiorentino».

Seguono anni milanesi, durante i quali Bruno è stato ufficio stampa per gli Articolo 31. Torna a Firenze nel 2001 per lavorare come docente del MES (dove tuttora lavora) occupandosi di ufficio stampa per l’Associazione Music Pool.

ritratto di Bruno Casini del fotografo Derno Ricci

Inizia così il suo lavoro-testimonianza: nel 2002 Bruno Casini, Ernesto De Pascale e Giancarlo Cauteruccio di Krypton organizzano la megamostra alla Leopolda dal titolo “Un Weekend Postmoderno”, per il ventennale del Tenax. La grafica del catalogo è stata curata da Andrea Mi (il compianto dj della dance music intelligente, anche speaker radiofonico di Controradio). Nel 2022 Bruno cura la mostra al Museo Marini “Anni Hottanta Remix”. Per rivivere e sognare.

Di Bruno Casini merita segnalare le sue numerose pubblicazioni ricche di interviste, immagini, testimonianze, aneddoti, memorabilia, tra i titoli da non perdere: Frequenze Fiorentine. Firenze anni ’80 (2003 – con ristampa nel 2021, Goodfellas Edizioni), In viaggio con i Litfiba: cronache rock dagli anni ’80 (2009, Zona Edizioni), Ribelli nello spazio. Culture underground degli anni Settanta (2013, Zona Edizioni), New wave a Firenze. Anni in movimento (2019, Zona Edizioni).

Copertina del libro Frequenze Fiorentine, Firenze Anni ’80

Perché ricordare ancora quegli anni? «L’avventura culturale mi appassiona, è un discorso di memoria storica. Seguo la tesi a studenti di Genova, Milano, Roma, sul clubbing, la moda, la letteratura di quegli anni, che esiste e r-esiste. Non capisco come questo brand degli anni Ottanta non sia sfruttato, è oggetto di vero e proprio turismo culturale. In questo lungo periodo, questo strano fenomeno non solo si è espanso ed è diventato più mediatico, ma ha dato vita a tutta una serie di progetti straordinari. Ancora oggi, il ricordo di quell’epoca vive tramite libri, documentari, festival, mostre, clubbing, moda, design, musica, eventi, happening, talk, decennali, ventennali, poesia, letteratura, volantini, vinili, look, colonne sonore, concerti, notti infinite, albe psichedeliche, sesso, amori, avventure…»

Foto di: Dino Ingnani, Derno Ricci e Stefania Talini.

Cover: Foto © Roberto Quagli