UFFIZI, STANZA 90, IL BUIO E LA LUCE: CARAVAGGIO.

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Il mito di “Medusa” era un classico tema che risaltava l’astuzia e la furbizia in battaglia, un suggello di arguzia ed intelligenza.  

Nell’antichità, Esiodo in “Teogonia” e soprattutto Ovidio nelle “Metamorfosi”, avevano decantando la leggenda del mostro orribilmente seducente, con serpenti al posto dei capelli, che riusciva a pietrificare chiunque la guardasse. 

Solo Perseo riuscì ad ucciderla con l’inganno: guardò l’immagine di Medusa riflessa nel suo scudo di bronzo lucido e la decapitò. 

In seguito portò la testa mozzata alla Dea Minerva che l’appose sul proprio scudo, visto che la testa aveva ancora capacità di pietrificare. 

Il volto di Medusa è divenuto un vero e proprio simbolo bellico, un’icona rappresentata su molte armi nel corso della storia, naturalmente però, nel quadro del Caravaggio, c’è qualcosa di più, strani elementi che complicano la decifrazione del soggetto reale, interpretazioni che scatenano la fantasia di chi osserva.

Si potrebbe ipotizzare che nel quadro sia rappresentato lo scudo di Minerva, o uno scudo simbolico, uno dei tanti oggetti che presentano questo stemma in segno di grandi capacità belliche, in realtà, se guardiamo a fondo, ci sono due elementi che confutano questa tesi: il sangue vivo che schizza copioso dal collo di Medusa e l’ombra della testa, proiettata sullo scudo.