UFFIZI, STANZA 90, IL BUIO E LA LUCE: CARAVAGGIO.

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Perché? 

Non si tratta di un’immagine catturata e riprodotta su di un’arma, probabilmente Caravaggio immortala la scena stessa dell’uccisione del mostro. Il volto di Medusa potrebbe essere riflesso sullo scudo di Perseo, che nel quadro non appare, in quanto invisibile; la leggenda vuole infatti che l’eroe avesse ricevuto dalle Ninfe l’elmo di “Ade”, un elmo che lo rendeva trasparente. Il momento potrebbe essere proprio il topico attimo in cui Perseo sferra il colpo mortale. 

La scena è comunque circoscritta, non si vede null’altro intorno, ma questa è una caratteristica classica del Merisi: era solito raffigurare le sue scene guardandole attraverso uno specchio, che racchiudeva l’immagine come dentro ad una cornice, proprio come inquadrata dall’obiettivo di una macchina fotografica. 

Un genio folle e rivoluzionario, un visionario, un precursore, una mente brillante e tormentata, contemporaneo di Galileo, assiste al rogo di Giordano Bruno; Caravaggio è testimone di un’epoca al contempo oscura ed illuminata, attore di uno spettacolo che cambierà l’umanità intera negli anni a venire, un artista maledetto, avvolto da un’aura di mistero.  

Giovan Battista Bellori, illustre storico dell’arte del ‘600 scrisse di lui:

 “Il modo del Caravaggio corrispondeva all’apparenza sua ovvero fisionomia; gli aveva complessione oscura ed occhi oscuri, il ciglio e la chioma erano neri, si che tale colore specchiava nella sua pittura.