Habitus. Una performance artistica nella Firenze del Coronavirus

Habitus

Firenze 2019. Il turismo plasma ormai la quotidianità dei cittadini trasformando luoghi ed abitudini. La vita si ristruttura sulle esigenze di questi passaggi frettolosi: le botteghe diventano pizzerie anonime e le piccole attività commerciali si eclissano dietro l’ombra di grosse catene multinazionali.

I principali simboli rinascimentali della città si ergono maestosi di fronte a folle di curiosi che si accalcano precipitosamente per poter scattare una foto. La tradizione di questi spazi si mescola con nuove culture, il ricordo di ciò che è stato affianca nuove realtà e costumi.

Marzo 2020: La paura comincia a diramarsi capillare in quei vicoli fino a ieri troppo affollati per poter passeggiare. Tutto è immobile e l’ “altro” diventa fonte di timore per il contagio. È la discesa del Coronavirus, che riconfigura in pochissimo tempo abitudini, luoghi e prospettive.

Prima ancora di comprendere, ciascun individuo si ritrova recluso nella propria casa e Firenze si blocca in una quarantena surreale dove tutto cambia. Le strade si svuotano e le piazze fino ad un momento prima rumorose e vitali si trasformano in luoghi silenziosi e statici. In un clima di falsa quiete l’emozione precede la razionalità: non si riflette ma ci si agita in una corsa contro il tempo per correre ai ripari.

Le strutture sociali vengono meno, tutto si blocca e la popolazione, la società nel suo insieme, diviene un corpo esposto e vulnerabile.

Nonostante questa incertezza e paura, in una Firenze ormai deserta, è possibile scorgere un nuovo scenario e ritroviamo nella città la pienezza dei suoi simboli. Ricordiamo i suoi significati originari.

La quarantena trasforma le abitazioni nei nuovi centri di aggregazione mentre all’esterno tutto si è fermato: le case non sono mai state così piene e le piazze così vuote. La quotidianità è stravolta, l’Habitus perde il suo valore originario e la noia pervade le vite di ciascuno di noi. Una noia assopita ma tipica di un secolo troppo pieno di stimoli sovrapposti che però restano futili se non riescono a radicarsi in una tradizione. E in un momento come questo, le differenze sociali si annullano, nessuno è immune. Si ristrutturano i processi di socialità sotto la comune sensazione di paura ed incertezza e l’immobilità della società ci costringe a riflettere a livello comunitario.

Ma anche nell’isolamento e nella paura troviamo la possibilità di riappropriarci di qualcosa. E così Firenze si rianima di vita propria, le statue rinascimentali diventano i guardiani della nostra città. Con un atto performativo nei luoghi del quotidiano spogliati da tutti gli accessori, rafforziamo la nostra appartenenza e il nostro dialogo con essi.