Elisa Morucci “Vedere l’Invisibile” Un suggestivo viaggio nell’immaginario della scultrice fiorentina, alla riscoperta del “sacro” nell’arte

elisa morucci

Una domanda che forse sembrerà banale: perché proprio la scultura? Cosa ha di speciale secondo te questo tipo di espressione artistica?

elisa morucci
La scultrice nella fonderia di Pietrasanta dove lavora

La scultura di fatto è la trasformazione della materia, rappresenta la metafora perfetta del continuo mutamento al quale anche l’essere umano è soggetto. Lavorando, per osmosi, plasmo me stessa e, cosa ancor più importante, comprendo la natura profonda di certe trasformazioni. Tutta l’arte svolge questa funzione trasformativa ma nella scultura è presente una serie di forti conflitti con la materia, come pure di profonde simbiosi, che meglio si sposano con i miei bisogni profondi. È necessario comprendere la materia che si lavora, conoscerla intimamente. Non è la sola osservazione, ma l’esperienza della cosa. Per conoscere qualcosa bisogna diventare in parte quella cosa e per farlo ci vuole disponibilità, fiducia, umiltà, volontà, onestà e tempo. Questo mi insegna, anche come comportarmi con le persone. L’arte mi educa.

Oltre agli studi, rivestono una grande importanza nel tuo lavoro le tue ricerche personali, sia quelle antropologiche, sia quelle che riguardano le culture ancestrali e infine quelle spirituali, che vanno dalla meditazione all’antica pratica del “misogi” giapponese, al tiro con l’arco. Hai inoltre conosciuto da vicino la spiritualità dei nativi americani e con loro hai anche partecipato a dei riti. Puoi dirci cosa ti ha spinto ad andare alla scoperta di questi mondi e in che modo ti ha arricchito farne la conoscenza?

“Natura naturans”(partic.) 2020

Noi acconsentiamo a dimenticare chi siamo molto presto. E molto raramente nel corso della vita, siamo disposti a scardinare le difese che costruiamo intorno a noi per sopravvivere, alla paura di quella che è la nostra vera natura. Facciamo e ci facciamo delle domande, ma non vogliamo ascoltare davvero le risposte. Ci lasciamo emozionare dai valori, quando li vediamo interpretati da un attore, in un film, al cinema, ci esaltiamo di fronte a un’opera d’arte, quando andiamo ad una mostra, ma quando si tratta di incarnare noi stessi quei valori, diventare quella bellezza, allora rinunciamo, perché per incarnare certe cose, dovremmo rinunciare a tutto ciò che ci siamo costruiti e ci da sicurezza, decidere scientemente di fare un salto nel buio, tornare in qualche modo al sacro e all’indistinto, senza sapere cosa succederà, per poi passare al livello successivo. Ecco, per me fare arte è questo… è fede in questa via. È incarnare questa via. Una fede che mi permette di mettere in discussione tutto ogni volta, nonostante la paura, nonostante la fatica. L’arte è una tendenza, la tendenza alla verità che è più importante di tutto. Quindi per rispondere alla domanda, mi spinge la mia natura profonda, che ascolto, che crea una tendenza, che si traduce in volontà di capire chi sono, unita al bisogno, di cercare la verità.

elisa morucci
Natura naturans 2020

E mi fa molto dispiacere e suscita in me grande preoccupazione per il futuro vedere che per molti l’arte rappresenta un mezzo distorto, utile solo al guadagno o ad alimentare l’ego. L’arte ha un grande potere trasformativo, che va preso seriamente e responsabilmente. L’arte, alla stregua della scienza, come ogni altra attività umana, dovrebbe maturare, per ogni passo in avanti che fa, nella ricerca e nella sperimentazione di modelli nuovi utili allo sviluppo e al benessere della società, una coscienza e un’etica, basate sullo studio della tradizione e della storia, accompagnate dall’empatia per il prossimo che è il sentimento, a mio avviso, più nobile insieme alla compassione.