Elisa Morucci “Vedere l’Invisibile” Un suggestivo viaggio nell’immaginario della scultrice fiorentina, alla riscoperta del “sacro” nell’arte

elisa morucci

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L’opera “7” nel suggestivo quadro del Parco del Neto

Con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione oggi, si tratta solo di scegliere: se preoccuparci di essere mercanti di noi stessi, vendendoci al miglior offerente, dopo aver studiato a tavolino cosa “funziona”; se studiare e allenarsi a visitare zone della psiche, che possano dare senso e sostanza al proprio lavoro e contribuire a uno sviluppo della coscienza e sensibilità collettive; se pensare solo a sé e al proprio guadagno cavalcando l’onda, come farebbe una multinazionale oppure preoccuparsi del nostro prossimo e creare un lavoro che si curi di nutrire la coscienza e aprire la mente, anche di chi ci sta intorno.

Tu dai molta importanza all’atto creativo, in tutti i suoi passaggi, in ogni fase del lavoro. Perché?

Perché come dicevo, credo fortemente nella funzione trasformatrice dell’arte. Se un’artista non partecipa all’atto creativo, se non conosce ogni singolo passaggio del lavoro, in che modo si potrebbe mai attuare quella magia?

Una mia curiosità: nelle tue opere ho visto a volte qualcosa di Donatello nei corpi così emaciati, a volte Medardo Rosso nei volti che si squagliano come cera al sole, fino a qualche influsso dell’arte orafa del periodo mediceo…

Donatello è l’imprinting. Ciò che amo in lui è la libertà straordinaria e la spregiudicatezza, fondate però e profondamente radicate sulla sua sempre imprescindibile e superba ispirazione classica. Opere ricche all’infinito. 

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7

Il parallelo con Medardo Rosso, beh, lui diceva di voler far dimenticare la materia con le sue sculture, a livello ideale forse, mi avvicina questo concetto, che per me è una metafora della spiritualizzazione della materia. Tecnicamente, la peculiarità della scultura in bronzo è che permette di esplorare pastellati estremi, in cui la levigatezza e la perfezione formale dei piani si perde, se necessario, a favore di un’espressività più immediata. Per il resto, non vedo grandi assonanze.

In riferimento all’arte orafa, uno dei miei punti fermi nell’arte del bronzo è senz’altro Cellini. Lavorando questo materiale non è difficile trovarsi a fare delle incursioni nell’arte orafa, come per esempio, nel caso di “23”, un’opera alchemica da wunderkammer, lavorata minuziosamente con saldature in argento e lasciata a bronzo naturale lucidato, senza patinatura.

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Il Serpente piumato

Parliamo ora del tuo progetto “Vedere l’invisibile” che hai presentato durante questo periodo di quarantena per permettere alle persone costrette a casa di fruire e condividere il tuo lavoro. Come nasce e come si è evoluto?

“Vedere l’Invisibile” è l’anticamera di un discorso, che ha iniziato a prendere forma anni fa, ma che di fatto, permea tutto il mio pensiero da un tempo diciamo, indefinito. L’ossimoro del titolo, nasce per indicare una realtà che di fatto non possiede nome, dove l’indagine supera i confini stabiliti dal solo senso logico, come spesso accade nel contesto dell’arte. Il concetto è quello di “andare oltre i propri limiti”, sviluppare una visione laterale, un pensiero divergente, caratteristiche indispensabili, oggi più di sempre, in un mondo in continua e repentina mutazione. L’arte fatta con coscienza, può servire molto in questo senso.

Garuda

Parlando di questo lavoro, si tratta nello specifico, di un video, nato in concomitanza di questo periodo di “distanze” Ho pensato di racchiudere in un piccolo scrigno, parte del mio lavoro e condividerlo, nella speranza che potesse rappresentare uno stimolo, un momento di riflessione per chi lo vedesse.

Il progetto si è poi evoluto in una serie di video studiati per essere condivisi on line, così i miei ultimi tre lavori, incentrati sul tema del “sacro”, che si sviluppano intorno a meditazioni sulla natura ed elementi ad essa legati, sono diventati il soggetto di tre narrazioni attraverso immagini in movimento. In corso d’opera, ho sentito la necessità di integrare con la musica, così ho coinvolto amici musicisti, con i quali ho lavorato e sto lavorando tuttora.

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“Vedere l’Invisibile” è arricchito dalla presenza di un brano, che ho amato sin dal primissimo ascolto, “Blu cobalto”, la musica del talentuoso compositore Cesare Valentini è interpretata dal virtuoso flautista Roberto Fabbriciani. 

Per “La Verità e il Tempo” invece, ad accompagnarci sono le sognanti note dell’arpa celtica di Arthuan Rebis, che ha composto la musica ad hoc per il video.