Elisa Morucci “Vedere l’Invisibile” Un suggestivo viaggio nell’immaginario della scultrice fiorentina, alla riscoperta del “sacro” nell’arte

elisa morucci

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Elisa Morucci

In che modo tutte queste culture e queste ricerche hanno contribuito al tuo lavoro?

Hanno contribuito nella misura in cui mi hanno mostrato, che siamo tutti collegati. Credo che il fine ultimo del mio lavoro, in fondo, sia proprio questo, tentare di mostrare questa connessione, una concatenazione, che si espande ed è dettata dalle regole dell’universo, ma per arrivare a fare questo è necessario un incessante lavoro di costruzione e distruzione, che, come dicevo, richiede coraggio e totale onestà. Penso che qualsiasi lavoro, come un’opera d’arte o un’invenzione, debbano servire alla collettività, ogni traguardo raggiunto solo per sé stessi è una perversione. Nella mia ricerca, ogni scalino guadagnato, rappresenta un cambiamento strutturale ed è portatore di consapevolezze, che niente e nessuno può portarti via. Questo si specchia nel mio lavoro, che ha una direzione ben precisa, ma spazia in ogni luogo e tempo, per riportare ad una unica fonte, alla quale attingo e che, non si esaurisce mai

elisa morucci vedere l'invisibile
Generazioni 2020

Nei tuoi lavori è evidente l’acquisizione di una tecnica formale che destreggi perfettamente anche quando viene stravolta. In questo c’è da rintracciare forse un tuo retaggio di fiorentinità che scorre nelle vene? 

Qualcuno una volta mi ha chiesto se il mio retaggio fiorentino, non rappresentasse in realtà un vincolo, questa è una questione che merita riflessione, perché spesso è vero che la formazione “classica”, che fornisce un “pacchetto” completo, con regole di per sé perfette, una volta appresa, pone in una condizione di comfort, difficile da abbandonare. D’altra parte, solo un folle potrebbe pensare di essere immune da un qualche retaggio del passato; ogni cosa, prende le mosse dal passato, e che se ne sia consapevoli o meno, tutti noi attingiamo da ciò che c’è stato prima. Io ho ricevuto il mio imprinting, per le vie e le piazze di Firenze, e onestamente, ringrazio il Cielo ogni giorno per il mio retaggio, credo nel valore e nel grande insegnamento della Tradizione, mi pare fosse Canova a dire “l’antico bisogna mandarselo in sangue sino a farlo diventare naturale come la vita stessa”. D’altro canto, penso anche, che una volta acquisita, sia necessario lasciare quella zona di comfort, per trovare la propria strada e dare vita alla propria personale poetica; non è un passaggio semplice ma è qualcosa di imprescindibile, almeno nella mia visione